Il Palio: le Contrade

Il Palio: le Contrade

Il Palio: le Contrade

Storia di una tradizione

Già dall’ XI secolo, la popolazione aveva l’abitudine di radunarsi presso chiese e cappelle cittadine per trattare gli argomenti di interesse comune. 

Tale abitudine a Siena determinò le formazioni di circoscrizioni che presero il nome di Contrade. Queste rappresentavano un organismo territoriale con una propria personalità giuridica, competenze amministrative e capacità di possedere immobili e di regolare le norme di vita comune della popolazione compresa nei suoi confini. La Compagnia invece non rappresentava che una sezione della generale organizzazione militare del Comune, senza capacità giuridica, né facoltà di deliberazione. 

Ad oggi le Contrade hanno perso gran parte delle loro funzioni originali, ciononostante sembrano essere la vera continuazione di quelle antiche avendo conservato quasi immutata la Costituzione. Le Compagnie invece sono oggi rappresentate dalle “Comparse”, le quali rivestono solo una funzione limitata alle manifestazioni del Palio e di rappresentanza.

Tra il Quattro ed il Cinquecento, le Contrade completarono in maniera definitiva il loro bestiario mitologico dal quale presero gli stemmi. In mancanza di documenti e memorie al riguardo, si può ipotizzare che la scelta da parte delle Contrade dell’animale da rappresentare veniva fatta attingendo dal repertorio dell’araldica festiva in voga all’epoca, prendendo spunti e simboli dagli stemmi dei sovrani e famiglie nobili, di compagnie di ventura, arti e mestieri, paesi e città. A metà del Cinquecento i simboli delle Contrade erano già quelli attuali, mentre i colori subirono ulteriori variazioni nel corso del tempo. 

Delle moltissime Contrade che erano originariamente, nel 1729 vennero stabilito in maniera definitiva il numero ed i confini delle attuali Contrade. 

Uscivano così di scena Contrade come il Leone, la Vipera, il Gallo, la Quercia, l’Orso e la Spadaforte. Ancora oggi i loro cavalieri sfilano nel Corteo Storico con la celata abbassata a testimonianza delle antiche attività non più esistenti.

Grazie ai confini distintamente tracciati le Contrade poterono dotarsi di propri ordinamenti che regolarono il comune vivere al proprio interno. 

In origine, la maggior parte delle Contrade celebrava le feste e teneva le proprie adunanze nella chiesa parrocchiale o nell’oratorio di qualche compagnia laicale, trovandosi spesso in conflitto con i parroci o i confratelli delle Compagnie. Mentre, quelle Contrade rimaste sprovviste di sedi proprie si fecero avanti per chiedere di potere prendere possesso di alcune Parrocchie e Confraternite che vennero sospese da un provvedimento preso dal Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena.

Le stupende sedi che ancora oggi costituiscono il vanto di ogni Contrada devono perciò al Granduca la loro sopravvivenza mediante la rinnovata funzione di luoghi aggreganti ricchi di memorie, arredi e oggetti d’arte.

Le diciassette Contrade

TERZO DI CITTÀ

Aquila, Chiocciola, Onda, Pantera, Selva, Tartuca

TERZO DI SAN MARTINO

Civetta, Leocorno, Nicchio, Torre, Valdimontone

TERZO DI CAMOLLIA

Bruco, Drago, Giraffa, Istrice, Lupa, Oca

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Piazza del Campo e dintorni

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Il mito di Siena

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Il Palio: le origini

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Il Palio: le origini

Nel Campo di Siena 

Il Palio di Siena è il rito di una città e la memoria storica di una civiltà, della quale oggi due volte all’anno (2 luglio e 16 agosto) rievoca storia e tradizione.

Siena fu città etrusca ben collegata ai centri maggiori dell’Etruria e c’è chi ha sottolineato affascinanti analogie dei Palii delle origini con i giochi equestri dei Greci e poi degli Etruschi.

Fra le manifestazioni che più comunemente accompagnavano nel Medio Evo le celebrazioni in onore dei Santi patroni, o coronavano quelle fatte in occasione di eventi gioiosi, si effettuavano fin dai tempi più remoti le corse di cavalli, sia montati dal fantino che scossi. 

Il premio al vincitore era un gonfalone di stoffa preziosa, che era designato col nome latino di “pallium” e dal nome di questo presumibilmente si cominciò a parlare di corse del Palio. 

Il Palio inteso come festa non fu una manifestazione esclusivamente senese. Si pensi, infatti, con le dovute differenze, al calcio storico fiorentino, al giuoco del ponte pisano, alla giostra del Saracino di Arezzo, solo per rimanere in Toscana. Il Palio si correva anche altrove, ma solamente a Siena si è mantenuto attraverso le turbinose vicende della storia della città ed anzi ha finito per acquisire una forma ancora più solenne e fastosa, fino a divenire negli ultimi anni l’espressione più viva dell’anima della città.

Inizialmente il Palio era legato strettamente ad una cerimonia in cui si affermava la sovranità di Siena. Non era una festa a sé stante, ma concludeva una manifestazione politico-religiosa molto importante per il Comune. Nel giorno della vigilia e della festa dell’Assunta, il Comune e i cittadini portavano al Duomo in offerta ceri e censi come segno di sudditanza nei confronti del Vescovo.

Il Palio di cui stiamo parlando qui veniva corso “alla lunga” ovvero in linea su un percorso che andava da fuori le mura al Duomo, dai prati del Contado, attraverso strade interrate di tufo, fangose e sconnesse come Pantaneto, fino ai sacri marmi della Cattedrale. Ed a correrlo, il 15 agosto, erano i nobili ed i notabili sui loro cavalli. Il Palio “alla tonda” di luglio, invece, ebbe inizio soltanto nel Seicento.

Già nel 1546 troviamo presenti tutte e diciassette le attuali Contrade con i simboli di oggi, ma con colori differenti (scopri tutto sulle Contrade qui).

La proposta di correre il Palio in Piazza venne presentata ufficialmente nel 1605 per diverse ragioni, tra cui la pericolosità delle strade precedentemente scelte e l’impossibilità di godersi interamente lo spettacolo. Invece il vantaggio maggiore dello svolgimento del Palio in Piazza era la possibilità di assistere all’intera corsa dalla medesima postazione. Dal 1656 il Palio alla tonda divenne la scelta definitiva a cadenza regolare. 

Durante i primi Palii alla tonda la selezione dei cavalli avveniva scegliendo un lotto il più omogeneo possibile ed escludendo, alla fine delle selezioni, il primo e l’ultimo arrivato. Sebbene le Contrade in passato si procurassero il proprio cavallo in autonomia, per offrire le stesse possibilità di vittoria a tutti, a partire dal 1676, ci si affidò ad un sorteggio che assegnava ciascun cavallo del lotto alle Contrade in gara. 

In quegli anni l’ordine di assegnazione del cavallo corrispondeva anche all’ordine di entrata in Piazza delle Comparse nel Corteo prima della corsa, come pure l’ordine di allineamento alla mossa del Palio. 

Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento fu decretato che a vincere il Palio potesse essere anche un cavallo scosso, cioè senza fantino. E il barbero che vince “scosso” è ancora oggi per i senesi il segno più bello del favore del fato e della gioia!

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Il Duomo di Siena

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La Cattedrale di Siena dedicata a Santa Maria Assunta

Duomo

Splendida espressione dell’arte romanico-gotica, la Cattedrale dell’Assunta innalza il suo luminoso e ricchissimo involucro su una piattaforma a gradinate. Per tradizione, la consacrazione della basilica è fatta risalire al 1179, ma i lavori di costruzione proseguono lungo il XIII secolo, durante il quale è decisa la collocazione della facciata e sono compiuti la cupola e il campanile.

Il Duomo è a tre navate, a croce latina, dotato di una cupola esagonale coperta da lastre di piombo, e rivestito all’esterno da un paramento marmoreo a fasce bianche e nere, con chiaro riferimento alla balzana, lo stemma senese, simbolo della città e del potere civile. La ricchezza di opere d’arte, appartenenti alle più diverse epoche e stili, fanno della Cattedrale senese un vero e proprio museo, dove è possibile ammirare moltissimi capolavori inseriti nel contesto per cui sono stati concepiti.

L’ambizioso progetto di costruire una nuova cattedrale molto più estesa e imponente di quella preesistente nasce nel 1322. La prima pietra è posta nel 1339, anno dell’effettivo avvio dei lavori. Seguendo il progetto originario, il Duomo attuale sarebbe diventato il transetto di un immenso tempio, la cui navata centrale si sarebbe snodata lungo l’area dell’attuale piazza Jacopo della Quercia. La costruzione della nuova cattedrale prosegue fino al 1348, l’anno della grande peste, quando subisce una brusca interruzione, ed è sospesa nel 1357, a seguito dell’improvviso calo della popolazione, di crolli che colpiscono alcune strutture portanti e delle gravi difficoltà economiche che inevitabilmente insorgono davanti a un tanto grandioso progetto, non commisurato alle effettive possibilità della città. Demolite le strutture pericolanti, rimangono ancora visibili i resti della navata destra, aperta da cinque colossali arcate, di una parte della fiancata sinistra e del monumentale prospetto, chiamato Facciatone, aperto da un’altissima finestra a due piani; lungo il fianco sinistro si apre una delle porte più belle del Gotico senese, ornata da una ricca decorazione, che conduce alla scalinata marmorea che scende sulla piazza del battistero. Il Duomo Nuovo, anche forse per la sua incompiutezza, costituisce una delle imprese artistiche più suggestive della città.

Ospedale di Santa Maria della Scala

L’esistenza di un complesso destinato a ospitare e assistere pellegrini, poveri e orfani, in seguito divenuto un vero e proprio ospedale, è documentata con sicurezza dal 1090, ma quasi certamente la fondazione è più antica, attribuita da una leggenda medievale a un ciabattino di nome Sorore, morto nell’898.

L’Ospedale della Scala, che deve il nome alla sua posizione di fronte alle scale che conducono al sagrato del Duomo, ha avuto grazie al sostegno del governo e ai cospicui lasciti delle grandi famiglie senesi, un’enorme importanza nella storia e nell’economia della città, come dimostra anche la vastissima estensione del fabbricato.

Fino a pochi anni fa ancora operativo come struttura sanitaria, è stato sottoposto in anni recenti a un progressivo restauro e riadattamento, diventando uno dei poli culturali di Siena, sede del Museo archeologico, di mostre temporanee e di spazi monumentali.

Il lungo prospetto che si affaccia sulla piazza del Duomo, è composto da vari corpi di fabbrica, sottoposti nei secoli a continue modifiche; la parte più antica è quella centrale, costituita dalla fiancata della chiesa dell’Annunziata, con un paramento di marmo al piano inferiore e grandi finestre rinascimentali a quello superiore. Affiancano la chiesa, sulla destra un fabbricato in stile gotico, chiamato “Palazzo del Rettore” e, sulla sinistra, un complesso detto “Casa delle balie”, nella cui fascia centrale nel Novecento è stata aperta una fila di bifore in stile, entrambi edificati probabilmente alla fine del Trecento.

Alla decorazione interna della chiesa e degli ambienti dell’Ospedale della Scala partecipano moltissimi artisti senesi, rendendo la struttura uno dei punti chiave, insieme al Palazzo Pubblico e al Duomo, per comprendere l’evoluzione della cultura figurativa cittadina.

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Piazza del Campo e dintorni

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Forse il più suggestivo ambiente urbano medievale in Italia

Piazza del Campo

Tra il XIII e il XIV secolo la città di Siena sente l’esigenza di organizzare uno spazio pubblico di rappresentanza per il potere civile, stabilendo un rapporto organico tra la sede delle magistrature e la cittadinanza. La particolarissima configurazione spaziale della piazza, che si adatta senza alterarla alla pendenza del terreno creando una forma emiciclica a valva di conchiglia, è stata determinata alla fine del XII secolo dalla costruzione di un muro di separazione tra l’area dell’attuale Campo e quella attigua dell’odierna piazza del Mercato, probabilmente per arginare l’erosione del terreno. A ridosso del muro appare il Palazzo Pubblico: il fulcro delle varie direttrici visive. Il Palazzo Pubblico è il primo a essere edificato e viene poi progressivamente circondato da residenze private appartenenti alle famiglie più importanti di Siena. Simbolo dell’intera città di Siena, piazza del Campo è sede del Palio delle Contrade.

Fonte Gaia

Si ha notizia della presenza di una fonte in piazza del Campo dalla metà del XIV secolo, periodo in cui si completa la costruzione di canali sotterranei ancor oggi esistenti, chiamati “bottini”, che provvedevano a portare l’acqua dalle campagne circostanti fin dentro la città, creando nel sottosuolo di Siena una vera e propria rete di gallerie rivestite di mattoni, opera di notevole valore artistico e ingegneristico. Nel 1409 il Comune commissiona il rifacimento della fontana preesistente al grande scultore senese Jacopo della Quercia, che termina i lavori nel 1419. A causa del grave deterioramento dei marmi originali, nell’Ottocento viene decisa la loro sostituzione con una copia eseguita da Tito Sarrocchi; i resti dei rilievi originali sono attualmente conservati all’interno dell’Ospedale del Santa Maria della Scala.

Palazzo Chigi Saracini

Situato in via di Città, il Palazzo Chigi Saracini è una delle più antiche residenze patrizie di Siena. Il suo nucleo originario prende infatti forma nel XII secolo, quando la famiglia ghibellina dei Marescotti avvia la costruzione di un castellare fortificato, inglobandovi progressivamente anche edifici circostanti; tra il Duecento e il Trecento l’edificio funge anche da sede del Consiglio dei Reggitori della Repubblica di Siena, prima che questo si trasferisca definitivamente in Palazzo Pubblico, allora in costruzione. L’esterno del Palazzo, compiuto nel corso del Trecento ma oggetto di aggiunte e rifacimenti nel Rinascimento e soprattutto sul finire del Settecento, si presenta nello stile tipico del gotico senese, rivestito in pietra fino al primo piano, aperto da trifore e concluso su di un lato da una torre mozza in pietra.

Palazzo Piccolomini o delle Papesse

Il Palazzo Piccolomini o delle Papesse, insieme all’altro Palazzo Piccolomini di via dei Bnchi di Sotto, costituisce uno dei rari esempi di architettura rinascimentale in una città come Siena, contraddistinta da un tessuto urbano a carattere principalmente gotico.

Loggia della Mercanzia

La Loggia della Mercanzia sorge in corrispondenza della cosiddetta Croce del Travaglio, ossia il luogo in cui si incontrano le tre principali strade della città, dalle quali ha avuto origine lo sviluppo dell’area urbana: via di Città, i Banchi di Sopra e i Banchi di Sotto. La loggia si contraddistingue, oltre che per la struttura, anche per la sua ornamentazione scultorea, tra le più notevoli del Quattrocento senese. La loggia e il palazzo omonimo di cui fa parte, che gode di un prospetto che si affaccia al centro del Campo, sono sede dal Settecento al Circolo degli Uniti, chiamato popolarmente “Casino dei Nobili”, sorta di associazione formata dagli appartenenti alla nobiltà senese, che ancora oggi assicura ai soci e ai loro ospiti una posizione privilegiata per assistere alla corsa del Palio.

Palazzo Piccolomini

Situato in via dei Banchi di Sotto, il Palazzo Piccolomini è il più notevole edificio rinascimentale di Siena. Il progetto è attribuito all’architetto fiorentino Bernardo Gambarelli detto il Rossellino.

Logge del Papa

Le Logge del Papa si trovano all’inizio di via dei Banchi di Sotto, nei pressi della chiesa di San Martino; sono state fatte innalzare da papa Pio II Piccolomini nel 1462 come omaggio alla sua numerosa famiglia. Le Logge del Papa, insieme alla grande mole dell’attiguo Palazzo Piccolomini, costituiscono l’episodio più notevole del Rinascimento senese, inserito perfettamente nel tessuto urbanistico secondo i più alti esempi della razionalità architettonica del Quattrocento toscano.

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Il mito di Siena

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La creazione del mito di Siena e il Palio

L’immagine comune che abbiamo di Siena è quella di un prezioso scrigno gotico, coerente e organico, caratterizzato dalle tipiche facciate in laterizio, dagli archi ogivali, dai dipinti a fondo oro.

La creazione di quest’immagine romantica della città è frutto della cultura ottocentesca arrivata in Italia dalla Germania e dell’Inghilterra, accompagnata dalla rivalutazione dell’architettura e dell’arte del Medioevo, che a Siena si sviluppa molto prima e più diffusamente delle altre zone d’Italia, cominciando verso la metà del XIX secolo.

Lo sviluppo di questa corrente purista e la necessità concreta di convertire a nuove funzioni fabbricati preesistenti, hanno fatto sì che in questa città si intervenisse sulle strutture architettoniche, specialmente su quelle trecentesche, in misura molto maggiore rispetto ad altre città storiche italiane. Tale sviluppo in architettura e pittura corre parallelo a quello di un artigiano in stile di altissima qualità, che contribuisce a produrre una vera e propria cultura del Gothis Revival.
Questa concezione del restauro e della progettazione in stile è molto precoce a Siena ed è presente anche molto prima del XIX secolo, come dimostra per esempio la sopraelevazione delle due ali laterali del Palazzo Pubblico nel 1680, ma è proprio nel corso dell’Ottocento e nel primo Novecento che il fenomeno si accentua, trasformando per sempre il paesaggio urbano e conferendogli l’aspetto attuale. Si pensi ad esempio alla creazione ex novo di piazza Salimbeni ed alla sostituzione della Fonte Gaia.

Queste grandi opere, accanto alle testimonianze autentiche della storia, hanno conferito alla città un volto mitico, quasi di sogno, che tuttavia è vivo e presente con tutta la sua suggestione, oltre che nelle forme, anche nello spirito della città e dei suoi abitanti.

Il palio

La popolazione senese infatti coltiva incessantemente le sue tradizioni ed è caratterizzata al suo interno da un fortissimo senso di appartenenza alla città; è articolata in diciassette Contrade (Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone), divise territorialmente e dotate al loro interno di organi amministrativi e sedi religiose.

Le Contrade organizzano durante tutto l’anno eventi e manifestazioni, che hanno come loro culmine la famosissima corsa del Palio, che avviene due volte l’anno, il 2 luglio (Palio dell’Assunta) e il 2 agosto (Palio di Provenzano), l’unica festa in costume d’epoca ancora vissuta e sentita autenticamente. Di origini medievali ma istituzionalizzato nella sua forma attuale tra XVII e XVIII secolo, il Palio, con il suo complesso cerimoniale, il corteo storico, le feste della vittoria, i cortei trionfali e la sfrenata corsa dei cavalli lungo il perimetro splendido del Campo, è il culmine della vita delle Contrade, che lo organizzano durante tutto l’anno, e rappresenta meglio di ogni altro simbolo la peculiarità straordinaria che ancora conservano Siena e i suoi abitanti.

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La costituzione della città

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Tra mito e verità

Il mito più conosciuto sulle origini di Siena fa risalire la fondazione della città in epoca romana quando, secondo la leggenda, il giovane Senio, figlio di Remo, insieme al fratello Ascanio si insediò in questo luogo e vi fondò un castello, per sfuggire alla persecuzione dello zio Romolo, che aveva già ucciso il loro padre. I due fratelli portarono con sé l’effige della lupa capitolina, che sarebbe diventata uno dei simboli della città.

In realtà l’origine storica di Siena rimane avvolta nell’oscurità; forse in tempi antichi luogo di presenza etrusca e poi di una colonia militare romana, dal nome di Sena Julia, non si ha nessuna notizia certa sulle vicende dell’insediamento sia per l’epoca tardoantica sia per quella altomedievale.

È in età longobarda che la città comincia a prendere forma, in coincidenza con l’apertura della via Francigena, diventata, con la decadenza delle antiche reti viarie romane, il collegamento più sicuro e utilizzato tra il mondo transalpino e Roma. Siena si trova dunque, intorno al X secolo, al centro delle comunicazioni internazionali, e in seguito a ciò cominciano a essere riuniti all’interno di una cerchia muraria i piccoli borghi andatisi costituendo prima sul colle di Castelvecchio (l’attuale Terzo di Città) e poi lungo la Francigena, di cui i più importanti erano gli odierni Camollia e San Martino. Questa originaria tripartizione della città sarà conservata nel tempo, creando la sua caratteristica conformazioni urbanistica a forma di “Y” rovesciata, intorno alla quale si sviluppano i tre quartieri, chiamati ancora oggi Terzi.

La crescita sia territoriale che economica di Siena, sede vescovile sin dall’epoca longobarda, prosegue per tutto il XII secolo, durante il quale la città si dota di ordinamenti comunali di tipo consolare e comincia la sua politica di espansione territoriale, che la porta a stringere alle anse e a sottomettere vari castelli dominati da piccole aristocrazie rurali e a entrare in conflitto, per i territori verso il nord, con il Comune di Firenze, che diventerà suo nemico storico per i secoli successivi. La città alle soglie del XII secolo appare probabilmente come un insieme di case-torri isolate l’una dall’altra, racchiuse entro una possente cinta muraria, come mostra un antico sigillo conservato all’archivio dello stato senese. La grande stagione economica, politica e urbanistica comincia però nel secolo successivo, in cui la parabola ascendente dello sviluppo cittadino raggiunge il suo culmine e produce le massime manifestazioni artistiche e architettoniche, conferendo alla città alcuni dei suoi tratti distintivi.

Il commercio dei grani provenienti dalla Maremma, la produzione di panni di lana a e principalmente l’attività di cambia valute costituivano allora le principali fonti di ricchezza della città.

La progressiva differenziazione di gruppi e status sociali conseguente a tale sviluppo economico porta però, al livello interno l’emergere di lotte intestine sempre più aspre. Questo conflitto si protrae lungo tutto il secolo del 1277 con la proclamazione degli statuti del popolo che sanciscono sostanzialmente l’estromissione dei membri degli antichi casati dagli incarichi di potere e l’affermazione di un’oligarchia di carattere finanziario, di stampo popolare e antigentilizio. Siena inoltre nel conflitto generale tra Chiesa e Impero sposa decisamente la causa ghibellina riportando una storica vittoria contro la nemica guelfa Firenze a Montaperti, nel 1260 le sorti di questo conflitto si rivelano però ben presto alterne, vista la pesante sconfitta delle file ghibelline appena nove anni dopo nella battaglia di Colle Val d’Elsa. La disfatta ghibellina di Colle provoca inoltre sempre più accese lotte interne che condurranno a significativi rivolgimenti politici fino alla caduta della magistratura dei 24 e l’ascesa al potere, nel 1287 del Governo dei Nove, frutto dell’accordo tra le principali famiglie guelfe e destinato a restare in carica fino al 1355.

Sotto il regime novesco Siena raggiunse il livello di massimo splendore sia economico che culturale, e il colto della città si trasforma radicalmente. La peste nera nel 1348 che decima la popolazione, e nuove lotte fra le fazioni che col tempo diventano sistemi di solidarietà e di accordi temporanei tra famiglie e non più espressioni di diversi status sociali, segnano l’inizio della decadenza della città. Tale decadenza prenderà corpo durante tutto il secolo successivo, nonostante emergano in questo periodo alte personalità, come quella di Caterina Benincasa, la santa che riuscirà a riportare la sede papale a Avignone a Roma, e quella di Enea Silvio Piccolomini, divenuto Papa nel 1457 col nome Pio II, che riuscirà a far ottenere alla città la dignità arcivescovile. La costante instabilità politica porta anche alla conquista del potere signorile da parte di Pandolfo Petrucci, detto il Magnifico, che regge la città dal 1487 al 1525, ma che la sua famiglia non riuscirà a mantenere; la lenta decadenza della Repubblica senese trova il suo epilogo nel 1555, anno in cui la città, dopo un lungo assedio, si dovrà arrendere alla supremazia fiorentina, mentre un gruppo di irriducibili repubblicani si rifugerà nella Fortezza di Montalcino, dove batterà persino moneta. Il passaggio sotto il dominio mediceo ha come conseguenza la creazione di un nuovo Stato senese, che mantiene i propri ordinamenti amministrativi e i propri confini, eccetto i porti sull’Argentario che passano sotto il dominio spagnolo, ma che perde definitivamente la sua indipendenza, mantenendo questo assetto fino all’epoca delle riforme lorenesi nel Settecento.

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