Il Palio: le origini

Nel Campo di Siena 

Il Palio di Siena è il rito di una città e la memoria storica di una civiltà, della quale oggi due volte all’anno (2 luglio e 16 agosto) rievoca storia e tradizione.

Siena fu città etrusca ben collegata ai centri maggiori dell’Etruria e c’è chi ha sottolineato affascinanti analogie dei Palii delle origini con i giochi equestri dei Greci e poi degli Etruschi.

Fra le manifestazioni che più comunemente accompagnavano nel Medio Evo le celebrazioni in onore dei Santi patroni, o coronavano quelle fatte in occasione di eventi gioiosi, si effettuavano fin dai tempi più remoti le corse di cavalli, sia montati dal fantino che scossi. 

Il premio al vincitore era un gonfalone di stoffa preziosa, che era designato col nome latino di “pallium” e dal nome di questo presumibilmente si cominciò a parlare di corse del Palio. 

Il Palio inteso come festa non fu una manifestazione esclusivamente senese. Si pensi, infatti, con le dovute differenze, al calcio storico fiorentino, al giuoco del ponte pisano, alla giostra del Saracino di Arezzo, solo per rimanere in Toscana. Il Palio si correva anche altrove, ma solamente a Siena si è mantenuto attraverso le turbinose vicende della storia della città ed anzi ha finito per acquisire una forma ancora più solenne e fastosa, fino a divenire negli ultimi anni l’espressione più viva dell’anima della città.

Inizialmente il Palio era legato strettamente ad una cerimonia in cui si affermava la sovranità di Siena. Non era una festa a sé stante, ma concludeva una manifestazione politico-religiosa molto importante per il Comune. Nel giorno della vigilia e della festa dell’Assunta, il Comune e i cittadini portavano al Duomo in offerta ceri e censi come segno di sudditanza nei confronti del Vescovo.

Il Palio di cui stiamo parlando qui veniva corso “alla lunga” ovvero in linea su un percorso che andava da fuori le mura al Duomo, dai prati del Contado, attraverso strade interrate di tufo, fangose e sconnesse come Pantaneto, fino ai sacri marmi della Cattedrale. Ed a correrlo, il 15 agosto, erano i nobili ed i notabili sui loro cavalli. Il Palio “alla tonda” di luglio, invece, ebbe inizio soltanto nel Seicento.

Già nel 1546 troviamo presenti tutte e diciassette le attuali Contrade con i simboli di oggi, ma con colori differenti (scopri tutto sulle Contrade qui).

La proposta di correre il Palio in Piazza venne presentata ufficialmente nel 1605 per diverse ragioni, tra cui la pericolosità delle strade precedentemente scelte e l’impossibilità di godersi interamente lo spettacolo. Invece il vantaggio maggiore dello svolgimento del Palio in Piazza era la possibilità di assistere all’intera corsa dalla medesima postazione. Dal 1656 il Palio alla tonda divenne la scelta definitiva a cadenza regolare. 

Durante i primi Palii alla tonda la selezione dei cavalli avveniva scegliendo un lotto il più omogeneo possibile ed escludendo, alla fine delle selezioni, il primo e l’ultimo arrivato. Sebbene le Contrade in passato si procurassero il proprio cavallo in autonomia, per offrire le stesse possibilità di vittoria a tutti, a partire dal 1676, ci si affidò ad un sorteggio che assegnava ciascun cavallo del lotto alle Contrade in gara. 

In quegli anni l’ordine di assegnazione del cavallo corrispondeva anche all’ordine di entrata in Piazza delle Comparse nel Corteo prima della corsa, come pure l’ordine di allineamento alla mossa del Palio. 

Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento fu decretato che a vincere il Palio potesse essere anche un cavallo scosso, cioè senza fantino. E il barbero che vince “scosso” è ancora oggi per i senesi il segno più bello del favore del fato e della gioia!

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